Professione forense

Inaugurazione dell’anno giudiziario nelle corti d’appello

Redazione

Il Ministro Bonafede. Il Ministro Bonafede, in occasione del discorso tenuto presso il Palazzo di Giustizia di Firenze sabato scorso per la cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario, ha ribadito gli obiettivi fondamentali per il nuovo anno: «riforma del processo, sia civile sia penale, in ottica di semplificazione e velocizzazione; lotta senza quartiere alla corruzione per ripristinare il senso di legalità nel Paese e potenziamento della macchina-Giustizia con nuove assunzioni e investimenti per tribunali e carceri». Priorità per il Ministro è «recuperare credibilità agli occhi dei cittadini: dobbiamo fare di tutto per ridurre sensibilmente quella percentuale di italiani che rinunciano a far valere diritti e garanzie perché ritengono il sistema troppo costoso, complesso e incapace di assicurare una risposta certa e in tempi ragionevoli». A tal fine, ha proseguito, «abbiamo scelto di tornare a investire sul servizio. Le risorse previste dalla legge di Bilancio e da altri provvedimenti normativi già approvati o al vaglio delle Camere dimostrano che la Giustizia è tornata a essere una priorità per il Governo».
Secondo la presidente della Corte d’Appello toscana, margherita Cassano, la riforma della prescrizione «può dare effetti opposti. Contrariamente ad un’opinione diffusa la percentuale più alta di prescrizioni matura nella fase delle indagini preliminari. Ciò non dipende dallo scarso impegno dei magistrati requirenti e giudicanti addetti a tale fase, ma dalla mancata razionale riforma, a circa novanta anni dalla sua entrata in vigore, del codice penale e dalla mancata revisione delle leggi speciali per adeguare le previsioni di reato alla mutata sensibilità sociale e contenere il numero dei reati».

Negli altri distretti. Il PG di Milano, Roberto Alfonso, ha invece sottolineato le criticità in tema di organici presso i palazzi di giustizia: «è indispensabile che il Ministero supporti adeguatamente gli uffici giudiziari riservando a essi l’attenzione che meritano, necessaria per conseguire i risultati utili a rendere il Paese più competitivo».
A Roma il PG Giovanni Salvi «parla di una capitale più sicura, sottolineando una drastica riduzione degli omicidi volontari», ma il principale problema è rappresentato dalla corruzione: «credo che il nostro sforzo debba essere sulla cifra fondamentale di Roma, la complessità. La Procura ha 16 gruppi di lavoro e nessuno può essere lasciato in favore di altri. Il nostro sforzo è stato quello di far fronte a questa complessità. Secondo me, continuo a dirlo, il problema principale di Roma è la corruzione. I clan erano ben noti a tutti, secondo me sono importanti le sentenze perché offrono degli strumenti di contrasto a forme di estrema pericolosità, che se esaminate in modo parcellizzato non consentono di cogliere la pericolosità del fenomeno e di adottate strumenti di contrasto adeguati».
A Napoli, il presidente della Corte d’Appello, Giuseppe de Carolis, auspica che il ministero «provveda al più presto allo scorrimento della graduatoria e a nuove assunzioni sottolineando la sofferenza degli uffici che non sono in grado di smaltire in tempi ragionevoli l’enorme mole di processi che arrivano. La conseguenza – continua – è la vanificazione del lavoro svolto perché, una volta emessa la sentenza, il fascicolo poi si accumula negli armadi».
Anche a Venezia l’allarme riguarda le carenze di organico, mentre a Torino si è fatto sul punto sui “costi” della prescrizione. Secondo il presidente della Corte d’Appello piemontese, Edoardo Barelli Innocenti, «il costo economico dei circa 130.000 procedimenti che ogni anno sono conclusi con la declaratoria di estinzione del reato per intervenuta prescrizione – ha aggiunto – è enorme, non sopportabile da una società che si dica civile. Noi giudici d’appello chiediamo di essere messi nelle condizioni di lavorare serenamente, senza l’assillo dell’arretrato e della prescrizione, perché il nostro è un lavoro delicato che impone serie riflessioni».
A Palermo la cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario segue l’ultima (solo in ordine di tempo) operazione di polizia che «ha soffocato ogni tentativo di ricostituzione della vecchia cupola di Cosa nostra». La criminalità organizzata si fa sentire anche a Reggio Calabria dove «è sempre forte la pervasività della ‘ndrangheta che porta alla deformazione del sistema», come ha spiegato il presidente della Corte d’appello di Reggio Calabria, Luciano Gerardis.