Professione forense

CNF e AIGA protestano contro la norma sul contributo unificato

Redazione

Si è sollevata nelle ultime ore la protesta degli avvocati contro la disposizione del disegno di legge di Bilancio che, all’art. 192, impone il divieto di iscrizione a ruolo in caso di omesso pagamento del contributo unificato, ovvero nel caso in cui l'importo versato non è corrispondente al valore della causa dichiarato dalla parte ai sensi dell'art. 15, comma 1, d.P.R. 30 maggio 2002, n. 115, «anche quando sono utilizzate modalità di pagamento con sistemi telematici».

La misura ha raccolto il dissenso di tutta l’avvocatura.

Per il CNF, infatti, si tratta di «disposizione di dubbia costituzionalità che subordina, in concreto, l'esercizio dell'azione giudiziaria al pagamento di una somma di denaro».

La giurisprudenza costituzionale, ricorda il Consiglio, a più riprese ha dichiarato l'illegittimità delle norme che condizionano l'esercizio dell'azione ad adempimenti ulteriori e che nel bilanciamento tra l'interesse fiscale alla riscossione dell'imposta e quello all'attuazione della tutela giurisdizionale, il primo è già sufficientemente garantito dall'obbligo imposto al cancelliere di informare l'ufficio finanziario dell'esistenza dell'atto non registrato, ponendolo così in grado di procedere alla riscossione (Corte Cost., n. 522/2002).

Secondo il CNF, inoltre, «considerati i ripetuti disservizi dei server giustizia», una disposizione del genere «finirebbe con il determinare ingiustificabili decadenze in caso di non corretto funzionamento degli stessi, meri errori o sviste».

«Il fine e l'obiettivo sono tristemente chiari – afferma il presidente del CNF Maria Masi - arginare, limitare, contenere, inibire l'accesso alla giustizia a scapito dei cittadini e soprattutto a danno dei più deboli e al contempo caricare di ulteriori responsabilità l'avvocatura, costretta spesso anche se non volentieri ad anticipare gli oneri e le spese di giudizio salvo poi dover procedere a un recupero lento e incerto».

Anche l'AIGA (Associazione Italiana Giovani Avvocati), in una nota, esprime «forte preoccupazione e profondo disappunto» per il testo del disegno di legge di Bilancio, in quanto la proposta di modifica si pone in netto contrasto con il costante orientamento giurisprudenziale, costituzionale e di legittimità, secondo il        quale «il deposito con modalità telematica si ha per avvenuto al momento in cui viene generata la ricevuta di avvenuta consegna da parte del gestore di posta elettronica certificata del Ministero della Giustizia. Da quel momento, essendosi perfezionato il deposito, non residua alcuno spazio per un rifiuto di ricezione degli atti per irregolarità fiscali degli stessi, ai sensi dell'art. 285 d.P.R. 30 maggio 2002, n. 115, da parte del cancelliere, il quale provvederà alla riscossione delle somme dovute con le modalità ordinarie indicate dal Ministero della Giustizia - Dipartimento per gli Affari di Giustizia - Direzione generale della Giustizia Civile, con nota del 4 settembre 2017 n. 164259» (Cass. civ., n. 9664/2020).

L'Associazione, pertanto, confida in un immediato "dietrofront" del Governo «al fine di non intaccare oltremodo il diritto di difesa e il conseguente accesso alla giustizia da parte dei cittadini, già clamorosamente compromessa da un sistema giudiziario inidoneo a garantire il pieno rispetto e la completa applicazione dei principi costituzionalmente garantiti, a causa della inefficienza della organizzazione degli uffici giudiziari su cui si dovrebbe tempestivamente intervenire».