CNF e Cassa Forense sul rischio di conflitto di interesse tra libera professione e PA nel d.l. sull’attuazione del PNRR
Il Consiglio nazionale forense (CNF), l’Organismo congressuale forense (OCF) e Cassa forense, in una nota congiunta inviata al Ministro per la Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, e per conoscenza al Ministro della Giustizia, Marta Cartabia, hanno rilevato che la norma sul conferimento degli incarichi all’interno dalla PA ai professionisti, come delineato dall’articolo 27 del decreto-legge 27 ottobre 2021 sull’attuazione del PNRR, approvato dal CdM ma non ancora pubblicato in Gazzetta, contrasta con il regime di incompatibilità della professione forense e dovrebbe essere riformulata per tutelare gli avvocati dai rischi di conflitti di interesse tra libera professione e lavoro pubblico. L’auspicio è che «il Governo disponga una riformulazione dell’articolo 27 del decreto-legge integrando, per il reclutamento di avvocati negli uffici della pubblica amministrazione, una causa specifica di sospensione dall’esercizio professionale, istituto già conosciuto dall’ordinamento forense».
I vertici di CNF, OCF e Cassa forense spiegano che «l’esercizio della professione di avvocato, sancito dalla legge professionale del 2012 e dal Codice deontologico forense non può essere esposto a rischi di conflitti di interesse e condizionamenti alla sua indipendenza e autonomia, nonché a forme di concorrenza sleale nell’ambito della categoria».
Infine, sottolineano che la norma dovrebbe essere chiarita anche in tema di previdenza per non danneggiare la posizione contributiva degli avvocati: la correlazione fra iscrizione all'Albo professionale e iscrizione a Cassa Forense, infatti, non può essere messa in discussione senza creare effetti a catena dannosi sia per i professionisti che vedrebbero limitato il loro versamento previdenziale, sia per le Casse professionali, che verrebbero private del gettito contributivo.